Partigiano, nato a Sedriano il 19 febbraio 1922. Si diplomò perito elettrotecnico presso l'istituto Feltrinelli di Milano.
Allo scoppio della guerra, fu assegnato alla Scuola Navale di La Spezia, da cui uscì con il grado di Guardiamarina. Venne quindi destinato alla base per sommergibili di Pola, ove lo colse l'armistizio dell'8 settembre 1943.
Sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, Fagnani fu rimpatriato dai partigiani jugoslavi e rientrò a Sedriano. In quanto monarchico, si sentiva vincolato dal giuramento prestato al Re e rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale di Mussolini.
Alla fine del 1943 prese contatto con i primi gruppi di partigiani presenti sul territorio.
All'inizio dell'estate del 1944, fu avvicinato dal compaesano Carlo Chiappa, che gli propose di entrare nella rete delle Brigate Garibaldi, promosse dal Partito Comunista.
Fagnani accettò, per quanto ideologicamente non fosse vicino a tale partito. Contribuì pertanto alla creazione della IV Brigata Garibaldi, una formazione di pianura, attiva tra la periferia milanese e il Piemonte.
Fagnani assunse le funzioni di responsabile della propaganda, partecipando anche ad azioni di sabotaggio sulla linea ferroviaria Milano-Torino.
Nell'estate del 1944 collaborò anche con la rete delle Brigate Matteotti, attraverso Pierino Beretta.
Rientrato il 9 agosto a Sedriano, fu sorpreso nella sua abitazione, il giorno successivo, dalla G.N.R. di Magenta che, in seguito ad una delazione di Luigi Cucchi, detto il Bestiaccia, portò ad una raffica di arresti in tutto il settore. Rinchiuso nel carcere di Legnano fu sottoposto a violenti interrogatori e successivamente trasferito in quello milanese di S. Vittore dove subì ulteriori torture e quindi ucciso.
Il 30 agosto, durante la sua detenzione e poche ore prima di essere assassinato, riuscì a far pervenire una lettera alla madre, in cui chiedeva aiuto e l'invio di generi alimentari.
La notte del 31 il suo corpo fu portato, insieme a quelli di altri quattro partigiani, tra i quali Beretta e Paolo Garanzini, sulla statale dei Giovi tra Certosa di Pavia e Pavia, nei pressi della località Cassinino, e abbandonato lungo il naviglio.
- La singolare vicenda del cadavere -
Il 1º settembre, a Pavia si sparse la voce del ritrovamento di cinque cadaveri, certamente di partigiani. La dottoressa Lia Tomici, assistente del professor Raffaele Ciferri, Direttore dell'Orto Botanico, si recò all'obitorio e seppe che un cadavere non era stato identificato.
Decise allora di impedire che finisse come materiale da esercitazione sui tavoli dell'Istituto di Anatomia Patologica, a beneficio degli studenti in Medicina.
La Tomici apparteneva a un gruppo di partigiani, capeggiato dallo stesso professor Ciferri, che aveva attivato una stazione radio clandestina all'Orto Botanico. Con l'aiuto di una suora, Lia Tomici finse di riconoscere nel cadavere un parente di entrambe, di nome Gandini.
Poté così disporne e ne celebrò il funerale, il 21 settembre. Prima di rinchiuderlo nella bara, lo fotografò e prelevò dagli abiti un'etichetta, su cui figurava l'indirizzo di un sarto di Sedriano.
Alla fine della guerra, Lia Tomici si recò a Sedriano, ove il sarto riconobbe nella foto Leopoldo Fagnani.
I resti del giovane vennero traslati nel paese natale e ricevettero solenni esequie il 17 giugno 1945.
Il Comune di Sedriano gli ha intitolato una via e un'istituto scolastico dello stesso Comune porta il suo nome.
Fonti: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2222/leopoldo-fagnani; http://anpisedrianovittuone.blogspot.it/2011_04_01_archive.html https://it.wilkipedia.org/wiki/Leopoldo_Fagnani) |