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partigiano della Divisione "Cichero"; nato a Genova il 31 marzo 1922. Il 29 agosto 1944, durante un rastrellamento che investì tutta la zona del Basso Alessandrino e le zone limitrofe, Arzani viene ferito nei pressi di Artana in provincia di Piacenza. Insieme ai compagni feriti Busi e Mieczyslaw, viene soccorso e tutti vengono trainati per tre giorni, su slitte da fieno, verso l’ospedale partigiano di Ottone, in val Trebbia. Durante questo tragitto si aggiunse Aliotta, anch’egli ferito. I quattro vennero catturati da truppe germaniche, che promisero loro la salvezza in riconoscimento del buon trattamento ricevuto dai tedeschi feriti e fatti prigionieri a Rocchetta Borbera. Ma, quando li consegnarono alla brigata nera di Genova nelle vicinanze di Zerba, i partigiani vennero trucidati, distesi sulle loro lettighe, col lancio di bombe a mano.
Dal libro”A COLORO CHE VERRANNO I PARTIGIANI DI VOLPEDO, CASALNOCETO E POZZOL GROPPO” ed. Vicolo del Pavone – a cura di Tiziana Crimella e Roberto Capelletti
Questa la testimonianza di Tecla Lombardi, la partigiana "Olga” che ha assistito alla scena del massacro insieme ad Alessandro Semini, viguzzolese e partigiano con il nome di "Repubblica": Quando mi avvicinai per salutare i feriti, vidi Aliotta impassibile, lo sguardo verso i suoi carnefici. Silurino si era calato il cappello di paglia sugli occhi, anche lui sembrava sereno. Cencio invece invocava la mam¬ma e io cercai di rincuorarlo. Non riuscivo a staccarmi da loro. In ultimo mi avvicinai a Chicchirichì e questo fu per me il momento più difficile. Mi abbracciò e, vedendo che non riuscivo a trattenere le lacrime, disse "Non mi importa di morire”. Io dissi che le Brigate Nere avevano pro¬messo di portarli in un ospedale. Rispose che non era un bambino e che moriva tranquillo, poi disse «Cerca di farlo sapere a mia mamma, anzi è tutto inutile, questi assassini uccideranno anche te». fui spinta da una Bigata Nera. Chicchirichì mi afferro una mano e mi disse ancora: «Il tuo, Olga, è l'ultimo viso amico che vedo», mi lasciò la mano e un istante dopo lo sentii dire ad alta voce: «Fate presto vigliacchi». Solo in quel momento mi resi conto che li stavano assassinando. Sembrava che i colpi e le raffiche non dovessero più finire; disperata gridai in faccia a quegli assassini tutto il mio disprezzo. Mi trascinarono via. Vidi in fondo alla strada Repubblica che piangeva e lo raggiunsi. Ci fecero proseguire verso la "Val Trebbia. Le Brigate Nere cantavano «Chicchiri¬chì non canta più»,Il loro canto copriva il pianto di Repubblica e il mio. |