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contadino, partigiano della costituenda VI Brigata GL; nato a Romagnese il 25 settembre 1924 e residente a Romagnese; catturato a Romagnese dalla GNR il 30 maggio 1944 insieme a Massimo Crevani, fu trasferito e incarcerato con lui a Como, dove il 24 giugno successivo fu ucciso. (Fonte: La Resistenza scolpita sulla pietra – Ugo Scagni – pag.194- Edizioni Guardamagna)
Ricordiamo qui di seguito la testimonianza di Giuliana Tidone, sorella di Ugo, così come riportata nel libro -La Resistenza sui monti pavesi e piacentini- di Antonio Magri - Guardamagna Editori Varzi.
- L 8 settembre 1943 Ugosi trovava militare a Leccoe, dopo il -libera tutti-, scappò insieme all amico Massimo Crevani, classe 1925, riuscendo a raggiungere Romagnese. A quel tempo vi erano state alcune puntate dei fascisti a Romagnese alla ricerca dei renitenti, così lui e altri renitenti, tra cui Massimo Tidoni, si nascosero sul campanile della chiesa. I genitori portavano loro da mangiare ogni sera. In paese giravano alcuni informatori dei fascisti, vi era un certo -Tigliu- che girava per vedere dove si nascondevano i renitenti. Ritenendo pericoloso il nascondiglio, decisero di lasciare il campanile e di darsi alla macchia nei boschi intorno al casamento di Premure, alle propagini del monte Calenzone. I fascisti cercavano i renitenti ed un giorno giunsero a casa loro alcuni militi in divisa per cercare Ugo. Suo padre rispose di non sapere dove fosse il figlio e i militi in risposta minacciarono di arrestarlo. Lino, che non aveva obblighi di leva e saputo che era stato ferito in guerra al fronte, veniva rispettato anzi, fecero leva su di lui per convincerlo a far sì che Ugo si consegnasse, assicurando che non avrebbe avuto guai. Lino, convinto della loro buona fede, convinse anche il padre a far sì che Ugo si consegnasse. Così, con due militi, si recò a Premure chiamando a voce alta Ugo, dicendo che vi erano due persone che gli volevano soltanto parlare. Ugo uscì dal bosco in cui si era nascosto con Crevani ed entrambi si consegnarono ai due fascisti armati in divisa.Un loro compagno, un certo Gino, forse di cognome Crevani, non si fidò e rimase nascosto. Si diressero a Romagnese e, giunti nei pressi della loro abitazione, la madre, quando vide Ugo con i due fascisti, svenne.Il fratello Lino rimase malissimo, forse si accorse in ritardo che le cose potevano mettersi male. Ugo e Massimo Crevani furono immediatamente caricati sul camion e portati via. Fu l\\\\\\\\\\\\\\\'ultima volta che Giuliana vide suo fratello. In casa si capì subito che le cose non erano come le avevano prospettate i fascisti e cominciarono additarsi le colpe in famiglia, verso Lino e il padre. Dopo circa un mese si recò a casa loro un frate, tal Blandino Della Croce, che aveva conosciuto Massimo Crevani e fece capire che Ugo era stato ucciso. In quei giorni era stato divulgato un giornaletto clandestino partigiano in cui si parlava dell uccisione di Ugo. Vi era scritto che Ugo e Massimo Crevani furono portati nella caserma diella GNR di Como, furono interrogati e forse torturati, poi li fecero scendere dalle scale della caserma e gli spararono alle spalle simulando una fuga, uccidendo sul colpo Ugo e ferendo gravemente Massimo Crevani che fu soccorso e salvato. Giunsero a cas Tidone alcuni partigiani della VI brigata di Capitan Giovanni, che confermarono l\\\'uccisione di Ugo. Successivamente si recò da loro anche un prete cappellano che disse loro dove potevano trovare Ugo, il quale era stato sepolto a Como fuori dalle mura di un cimitero. Il padre, con alcuni amici di Romagnese, si recò dal prete, il quale li accompagnò al luogo dove era stato sepolto Ugo. Lì, riesumarono la salma, portandola a Romagnese e, nella piccola chiesa di Costa fu celebrato un secondo funerale. Il primo era stato celebrato senza il corpo. |